Traccia GPS – Giorno 2: da Milazzo a Novara di Sicilia passando per Cannistrà – 50,5 km | Per la mappa interattiva completa clicca qui.
Da Milazzo a Novara di Sicilia Passando per Cannistrà
Da Milazzo a Novara di Sicilia Passando per Cannistrà
GIORNO 2 | 05/06/2017 – Il Giro della Sicilia in Ottanta Giorni
Lasciandoci dietro le acque cristalline di Capo Milazzo ci avventuriamo tra le strade di Cannistrà, dove i cittadini coltivano sogni di riscatto, prima di arrampicarci per 20 km sulla SP185 fino a Novara di Sicilia, un’autentico gioiello tra i Monti Peloritani.
TESTO DI TOMMASO RAGONESE
FOTO DI MARCO CRUPI
Al risveglio facciamo una colazione di quelle che mi piacciono e che faremo spesso durante questo viaggio. Carmelo ha in frigo il succo di alcuni frutti della passione coltivati nei pressi di Milazzo, che mi ricorda i mesi trascorsi in Brasile e la frutta tropicale di cui facevo giornalmente incetta. In più, ci mostra come spellare un fico d’India con una spina della pianta stessa (clicca qui per vedere il video), rimuovendo parte della buccia e facendo pressione sulla parte rimasta per fare uscire il cuore del frutto: il colore di questa varietà è un rosso che ricorda l’uva matura dei vigneti e la porpora dei Fenici, già coloni di Palermo, Mozia e Solunto.
Milazzo, dice la nostra guida datata 1928, è il centro vinicolo più importante della provincia di Messina. Qui mio nonno produceva, e suo nonno prima di lui, un “vino da taglio ricco di colore, a schiuma rossa, del quale si esportano 30.000 hl. l’anno”. Mio nonno non era affatto entusiasta che il suo mosto venisse esportato in Francia per tagliare vini di grande pregio e valore commerciale. Per fortuna, anche la cantina che adesso porta avanti mio zio ha fatto parte della primavera dei vini siciliani, che oggi hanno un pregio ed un valore commerciale da fare invidia.
È il momento di salutare Carmelo, il quale ci fa un regalo graditissimo: il suo libro “Guida alla natura di Capo Milazzo” che verremo a prendere alla fine del nostro viaggio.
Il sole è già forte quando cominciamo a pedalare. Ricevo una telefonata che attendevo e che mi conferma la possibilità di fare una deviazione importante: all’altezza di Barcellona Pozzo di Gotto saliamo al borgo di Cannistrà. È un piccolo borgo agricolo dove è noto che si intrecciavano i canestri e dove pare che i pittori espressionisti Giuseppe Migneco e Renato Guttuso venissero in visita, ospiti del maestro Nino Leotti. Ma la sua peculiarità oggi è che l’Associazione Culturale Cannistrà, dal 2011, lotta per la rinascita umana del borgo. Lotta contro il degrado e l’abbandono e per la consapevolezza che si può ancora fare comunità, che si può e si deve parlare ancora di bellezza, futuro, tutela, socializzazione, lavoro, riscatto.
Un esempio di Street Art che è possibile ammirare nel piccolo borgo di Cannistrà.
Un esempio di Street Art che è possibile ammirare nel piccolo borgo di Cannistrà.
La Scala dei Sogni.
La Scala dei Sogni.
Ne parlo con Tonino Privitera, che nella sua vita ordinaria insegna educazione fisica. Mi parla di quello che è stato fatto fino ad oggi mentre camminiamo sul viale principale, tra pali decorati da artisti venuti da ogni dove e decorazioni floreali. Lo intervisto in un posto speciale: la scala dei sogni (clicca qui per vedere l’intervista). Questa piccola scala colorata è il simbolo dello spirito dell’Associazione.
Foto di gruppo con i membri dell’Associazione Culturale Cannistrà, insieme alla bandiera di Slow Food Sicilia, per promuovere la cultura e le tradizioni locali.
È il posto più opportuno per parlare dei sogni che Tonino ed il borgo di Cannistrà coltivano per il proprio futuro. Si parla di concorsi di pittura, poesia, proiezioni di film, infiorate, installazioni di arte contemporanea. L’energia e la determinazione di Tonino sono contagiose e sembrano infondere speranza tra le mura spoglie e l’abbandono che altrimenti vivrebbe questo borgo, come tanti altri luoghi in Sicilia.
Quando lasciamo Cannistrà, dopo aver pranzato con tutta la famiglia Privitera, siamo ancora più determinati a portare avanti il nostro viaggio, facendo fronte a tutte le difficoltà che comporta, perché nulla può ledere la nostra convinzione che tutti abbiamo bisogno di sognare, di progettare, di credere, di lottare, di vivere per qualcosa. Perché l’informazione crea dibattito, il dibattito cultura, la cultura civiltà, anche laddove sembra impossibile, sennonché per rispetto verso le persone che riescono a vedere un po’ più lontano, che hanno a cuore il bene comune e che si sono profuse e si profondono nell’impegno civile.
Guardando verso l’orizzonte, Marco mi interpella con un misto di aspettativa e affanno: “Tom, qual è la nostra destinazione?”. Con un gesto ampio e determinato, indico una cima in lontananza, una vetta che svetta maestosa contro il cielo. La risposta, un semplice “Là”. Marco impreca.
Da Cannistrà riscendiamo sulla statale 113, in direzione Palermo, fino a Terme Vigliatore. Lì ci attende il bivio per la SP185, una strada che ho spesso percorso in moto, come tanti motociclisti della Sicilia Orientale.
Da qui è tutta una scalata fino a Novara di Sicilia. Si passa per Mazzarà di S. Andrea, in una valle scavata da un torrente, probabilmente l’antico Helicon. Confermiamo quanto dice la nostra guida: “4 Km dopo Mazzarà (verso la pietra Km 30) la salita si fa più aspra, la strada si attorciglia entro valloncelli, alzandosi assai sul piatto ghiaieto della fiumara”.
Ciò è compensato dal magnifico panorama che comprende, a nord, il tratto di mare tra Capo Milazzo e Capo Tindari con le isole Eolie; a Ovest, sul crinale opposto, il paese di Tripi, che sorge “presso gli avanzi dell’antica Abacaenum”; a Sud, le sagome dei Monti Peloritani, su cui domina “la slanciata cresta della Rocca di Novara, metri 1340”. Tra i diportisti che navigano tra il porticciolo di Portorosa e le isole Eolie, questa Rocca è spesso il punto di riferimento visivo per la tratta di ritorno.
Intanto, eccoci con Marco e Tom alla loro seconda tappa: Novara di Sicilia! Chissà cosa ci porteranno a scoprire… – Da un post sulla pagina Facebook di Bicitech.
Arrivati a Novara, ho il piacere di rivedere Filippo Scuderi, i cui modi gentili accolgono centinaia di motociclisti al suo Bar San Nicola, all’entrata del paese. Sua moglie gestisce la macelleria accanto ed entrambi ci aiutano a identificare il terreno ideale dove trascorrere la notte in tenda. Dopo cena, saliamo col loro aiuto proprio sotto la Rocca. La nostra guida consigliava di andarci col mulo, ore 2:30 circa, ma dobbiamo accontentarci della macchina di Filippo, lasciando le biciclette in paese.
La nostra prima notte in tenda si rivela meno riposante di quanto avremmo sperato. Il terreno in discesa ci costringe a posizioni scomode, e i rigonfiamenti del suolo rendono difficile trovare un angolo confortevole per dormire. Ogni tanto, un sasso o un dosso nel terreno mi ricorda la sua presenza con un fastidioso pizzicore o una pressione sgradita.