From Messina to Milazzo along the coast

Traccia GPS – Giorno 1: da Capo Peloro a Capo Milazzo – 51,7 km | Per la mappa interattiva completa clicca qui.

Da Capo Peloro a Capo Milazzo

Da Capo Peloro a Capo Milazzo

GIORNO 1 | 04/06/2017 – Il Giro della Sicilia in Ottanta Giorni

Una delle strade costiere più panoramiche (e meno conosciute) della Sicilia, tre promontori, tra cui il più orientale e il più settentrionale di tutta l’isola, e la più grande cittadella fortificata della Sicilia, il nostro itinerario del Giorno 1 è stato un promemoria suggestivo di quante meraviglie possano trovarsi appena dietro l’angolo di casa.

TESTO DI TOMMASO RAGONESE

FOTO DI MARCO CRUPI

Start of the Tour of Sicily

Foto della partenza dal parcheggio del Pilone di Torre Faro, punto di inizio del nostro viaggio in Sicilia. Abbiamo immortalato il momento prima della partenza, carichi di eccitazione e pronti per l’avventura.

“Per come la sento io, questo viaggio è benefico e persino necessario. La Sicilia mi indica la strada verso l’Asia e l’Africa, e mettere piede personalmente su quel punto prodigioso in cui convergono tanti raggi della storia del mondo, non è cosa da poco.” – J. W. von Goethe

Lasciandoci dietro lo Stretto, “impetuosissimo e pericolosissimo molto”, percorriamo la statale che corre lungo la costa. Pare che in tempi antichi, per raggiungere Taormina da Tindari, si tagliasse attraverso i Monti Peloritani e pertanto questa strada sia soltanto di costruzione molto recente. La strada è tortuosa, ma la giornata è limpida e il mare invita a rimandare la nostra partenza. Non è curioso come, percorrendo strade come questa, la vista si orienti naturalmente verso il mare e quasi mai verso monte? La Guida d’Italia del Touring Club Italiano (ed. 1928), che abbiamo scelto come compagna di viaggio, intima laconicamente a chi prende il treno da Messina per Palermo di “sedere a destra”.

Sulla destra dunque, dopo una curva, si può ammirare la costa tirrenica da Capo Peloro a Capo Rasocolmo, vicino al quale vi è casa mia. Si è all’altezza del piccolo villaggio Acqualadrone. Vengo spesso a nuotare qui: c’è infatti una secca di profondità non superiore ai 4-5 metri, dal fondale sabbioso, la vista del quale rilassa e rappacifica tra una bracciata e l’altra. Qui è stato rinvenuto il rostro di una trireme romano, uno dei sette esistenti al mondo, esposto al museo regionale di Messina e datato tra il I ed il III secolo avanti Cristo. Chissà che non risalga alla battaglia di Naulocos, combattuta non lontano da queste acque nel 36 a.C. tra Agrippa, vincitore, e la flotta di Sesto Pompeo.

Passato Capo Rasocolmo, si scende costeggiando il villaggio di S. Saba, dal quale si vede già Capo Milazzo e le isole Eolie a nord-ovest. Si passano Villafranca, Saponara Marittima, Rometta, Venetico. La pedalata è agevole ma dalla statale non si vede più il mare ed il traffico dei paesini è poco gradito. Arrivando a Milazzo, il complesso della raffineria è ancor meno gradito all’occhio, e mi viene da ridere (o piangere) pensando a chi dice che sono le turbine eoliche a deturpare il paesaggio.

A Milazzo ci dirigiamo a Vaccarella, appena alla base della strada che conduce alla vecchia Mylae, fondata dai greci 800 anni prima di Cristo. Il geografo arabo al-Idrisi, autore del libro di Ruggero, scrive nel XII secolo: “È paese grasso e forte rócca: paese de’più belli, de’ più eleganti, de’ più nobili, de’ più eletti e di que’ che più somigliano alle maggiori metropoli per colture, industrie e mercati e pei diletti e i comodi [della vita]. Giace in riva al mare, il quale lo bagna d’ogni lato fuorché da tramontana onde vi si entra. Viaggiatori vi accorrono per terra e per mare. da Milazzo si esporta molto lino d’ ottima qualità. Inoltre ha buoni campi da seminare; copiose acque perenni e parecchie pescherie del tonno grande”.

Ci guida una persona di nome Salmeri, antico cognome di pescatori (come Paesano o Cambria). A Vaccarella c’è una flotta di non più di una ventina di barche che praticano la pesca costiera, dentro le tre miglia. Non resta quasi più nulla delle tonnare che furono il cuore pulsante della vita milazzese a cavallo tra Ottocento e Novecento. Ve n’erano ben quattro, tra le più importanti della costa tirrenica. I tonni venivano in banchi da Palermo, seguendo la costa, e finivano attraverso un sistema di reti nella cosiddetta ‘camera della morte’, dalla quale venivano pescati ancora vivi. Ce lo racconta don Stefano, che di mattanze ne avrà fatte più di una dozzina.

Don Stefano

Don Stefano.

Milazzo Castle

Il Castello di Milazzo.

Lasciando sulla sinistra il castello, pedaliamo sul promontorio di Milazzo, esempio di isola “rinsaldata alla terra”. Scrive la guida del Touring Club che “L’istmo fu lentamente creato dalle onde che vi accumularono i detriti delle fiumare sfocianti ad Ovest di Milazzo, […] [formando] una spiaggia contro la parte meridionale dell’antica isola, già erosa in ripe scoscese”. Siamo su quella che la guida definisce “la strada carrozzabile che percorre l’istmo, in mezzo ad uliveti ed all’altezza di circa 80-90 metri con scarse ma suggestive viste sul mare attraverso gli ulivi”.

Milazzo Castle

Capo Milazzo.

Milazzo Castle

Il Faro e il Santuario di Sant’Antonio di Capo Milazzo.

Milazzo Castle

Un posto così bello e segreto che anche noi ci siamo scordati dove si trovi.

Prediligiamo il versante di Ponente, lasciando le bici e cercando tutte le “suggestive viste” tra gli ulivi, seguendo il sole che tramonta. Dal Faro si scende per una stradina fino alla Punta Messinese, dove si trova il laghetto di recente conosciuto come “piscina di Venere”. Faccio appena in tempo ad entrare in acqua che il sole lambisce già l’orizzonte.

Milazzo Castle

Antica torre di osservazione di Capo Milazzo.

Milazzo Castle

La scalinata che conduce alla Piscina di Venere di Capo Milazzo.

Milazzo Castle

La Piscina di Venere di Capo Milazzo.

Milazzo Castle

Silhouette di Tommaso alla Piscina di Venere, Capo Milazzo.

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